martedì 28 febbraio 2017

Venerdì, commissione in Comune: ci aspettiamo chiarezza

Mentre parte del più importante museo cittadino rischia di andarsene per sempre, palese l'ostilità del ministero romano e della sua emanazione locale (la soprintendenza) verso Torino e la sua identità, venerdì mattina è convocata la V Commissione consiliare (cultura) del Comune per audire la Direzione del Museo Egizio e la Soprintendente alle belle arti e al paesaggio relativamente all'operazione trasloco dell'Egizio. 

Dal nostro punto di vista temiamo che la commissione di venerdì sia tutta una manfrina, utile soltanto a ratificare ex-post decisioni già prese e date per acquisite. 
Il rischio è che tutto si risolva in un giro di inchini e di riverenze; scontato, quindi, prevedere le posizioni dei soggetti auditi (Christillin, Greco, Papotti), tutti favorevoli alla mutilazione del Museo. Sarà, magari, già bell'e pronto un comunicato stampa di sostegno all'operazione che riprenderà passo passo quello del Museo. Si sottolineerà il valore del “saccheggio” (già nobilitato a "progetto culturale" nella convocazione) e ci racconteranno delle sue meraviglie e della sua ineluttabilità, senza fornire né metodi, né tempi e nemmeno cifre (e come potrebbero?). I cittadini vengono bellamente ignorati, cercando, ancora una volta, di metterli davanti al fatto compiuto.

Noi ci aspettiamo dalla commissione di venerdì posizioni di netto contrasto all'operazione e azioni politiche e istituzionali conseguenti, in mancanza delle quali si considererà anche l’amministrazione comunale complice del progetto.

lunedì 27 febbraio 2017

Ma l'assessore è competente assai...

Orazio Licandro
Quando si tratta di uomini politici spesso li si accusa di essere degli incompetenti - e sovente è proprio vero. Non è però il caso dell'assessore alla cultura di Catania Orazio Licandro che, invece, per quel che riguarda l'egittologia è competente assai - certamente molto di più di alcuni suoi colleghi di Torino.

Il Nostro "è ordinario di Diritto romano e di Epigrafia e Papirologia giuridica nelle Università  La Sapienza di Roma e Magna Graecia di Catanzaro". È, inoltre, "direttore di riviste scientifiche internazionali e autore numerosissime pubblicazioni" e "dirige anche il Laboratorio di Epigrafia e Papirologia giuridica".
Capito?

È logico, quindi, che sa molto bene ciò che dice e che il trasferimento di parte del Museo Egizio a Catania sarebbe, per lui, proprio un bel colpo.

Da parte sua tutto ciò è legittimo. Soltanto ci domandiamo perché il trigo si debba fare a danno di Torino - senza che né il Sindaco Appendino né nessun altro si senta in dovere di opporvisi.

venerdì 24 febbraio 2017

Interrogazione in Senato sull'affaire Museo Egizio

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. 

Premesso che:

- nelle scorse settimane sono emerse varie notizie sul trasferimento di un numero assai rilevante di reperti del Museo egizio di Torino a Catania;
- vi sarebbero state dichiarazioni vaghe e contraddittorie da parte dei dirigenti del museo, che non hanno chiarito né motivazioni, né entità, né durata del trasferimento;
- risulterebbe tuttavia che il competente assessore della città di Catania abbia confermato nella sede ufficiale del Consiglio comunale che l'iniziativa è in corso;
- si parla di un prestito della durata di trent'anni, in pratica un trasferimento definitivo;
- per questa operazione il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ha destinato 2,6 milioni di euro al Comune di Catania, mentre a Torino non resterebbe che un danno culturale gravissimo, con pesanti ripercussioni sul turismo e sul prestigio stesso della città e della regione Piemonte;
- all'interrogante pare inaccettabile una spoliazione di tal genere, quale non si era vista neppure durante l'occupazione militare nazista, senza che le autorità locali siano state coinvolte, ma solo con una trattativa diretta tra il Ministero, il Comune di Catania e la fondazione Museo delle antichità egizie,

si chiede di sapere:

- se il trasferimento di parte della collezione del Museo egizio di Torino a Catania sia effettivamente in programma;
- quale sia la ragione di tale operazione e quali ne siano i termini, la durata e l'entità.

Sen. Lucio Malan

Roma, 23 febbraio 2017, seduta n. 770 atto n. 4-07069

TUTTI DOMANI DAVANTI ALL'EGIZIO ALLE 15!


giovedì 23 febbraio 2017

L'affaire dell'Egizio arriva in Senato

Roma, 23.2.2017 - "Ora vogliono smantellare anche un pezzo del Museo Egizio. Dobbiamo reagire tutti!" L'ha dichiarato Lucio Malan (FI), Questore del Senato. "Ho presentato oggi pomeriggio - continua il senatore piemontese - una interrogazione al ministro dei beni culturali sulla vicenda del trasferimento di numerosi reperti del museo egizio di Torino a Catania. Trovo preoccupante la totale mancanza di chiarezza e trasparenza nell'operazione. Quanto viene smentito dalla dirigenza del museo torinese, viene invece confermato dall'assessore del Comune di Catania, nella sede ufficiale del consiglio comunale, Orazio Licandro, secondo il quale la mostra di 300 reperti sarebbe solo un preliminare all'apertura di una vera e propria sede distaccata del museo egizio di Torino. Dunque il numero dei pezzi trasferiti in Sicilia non è 300 ma forse molto di più. È scandaloso che Comune e Regione, il cui silenzio è motivo di ulteriore preoccupazione, non siano stati coinvolti né dal ministero dei Beni Culturali, né dalla dirigenza del museo. È inconcepibile che, come sappiamo dall'assessore catanese, i contatti vadano avanti per mesi senza che ci sia alcun coinvolgimento della nostra realtà locale. Che l'accordo sia stato firmato, come si sostiene da Catania, oppure ancora no, come affermano dal museo, cambia poco. Evidentemente l'intenzione era di decidere sopra la testa dei torinesi, dei piemontesi, e anche di coloro che li rappresentano nelle istituzioni. E non per una mostra temporanea, ma per una vera e propria sezione distaccata. Un fatto definitivo, insomma. Il tutto ha l'aspetto di una manovra del partito renziano, cui appartengono sia il ministro, sia il sindaco di Catania sia la presidente della fondazione del museo egizio. La città di Torino, avendo bocciato il candidato sindaco renziano, viene dunque punita.

Purtroppo la sindaca Appendino tace sull'argomento, la Provincia non esiste più, la Città Metropolitana è presieduta senza che sia stata eletta dalla stessa Appendino e la Regione, da parte sua, tace anch'essa.

Il ministro Franceschini spieghi come stanno le cose e faccia chiarezza: o sta veramente lavorando a spogliare Torino di uno dei suoi elementi più importanti, oppure il suo collega di partito, assessore di Catania, sta millantando un accordo che non esiste. Ma i 2,6 milioni assegnati dal governo a Catania nell'ambito di questa manovra sembrano esistere davvero. Tra l'altro, con la situazione problematica dell'Egitto, il museo di Torino è divenuto la principale raccolta di antichità egizie del mondo, visitabile in un paese sicuro."

mercoledì 22 febbraio 2017



Smentito il Museo Egizio: l'assessore catanese Licandro conferma l'accordo in tempi brevi. Per la mostra inaugurale 300 pezzi... E poi?

COMUNICATO STAMPA - In risposta al comunicato del Museo Egizio e ai fake

CATANIA CONFERMA UN TRASFERIMENTO DEFINITIVO DI PARTE DELL'EGIZIO. 
LA SITUAZIONE È SEMPRE MENO CHIARA.

La Fondazione Museo delle antichità egizie di Torino ha replicato alle proteste dei cittadini per la ventilata mutilazione della collezione con un comunicato che, con stizza e una certa supponenza, afferma di specificare “ovvietà”. “Ovvietà” forse per coloro che si comportano come fossero i padroni della storia di Torino, per nulla per i Torinesi che erano all'oscuro dell'operazione e che oggi, di certo, si rallegrano di venire a conoscenza di qualche velata informazione in più.
Necessarie, peraltro, alcune precisazioni, che ci auguriamo gli organi di stampa presentino con il medesimo risalto.

Se le notizie circolanti sono definite “imprecise” è perché la comunicazione del Museo e delle istituzioni è carente e opaca. Gli organi di informazione infatti, hanno riferito che i reperti in via di trasferimento sarebbero 300, 3.000, 17.000. Non possiamo che rallegrarci ulteriormente per il fatto che il nostro intervento sia già servito: la Fondazione scrive che saranno in numero «non ... superiore ai 300 pezzi»... ma per iniziare. Notizie più precise sembrano invece arrivare da un quotidiano on line, in cui l’assessore catanese Licandro dichiara: "Confermo che, dopo l'accordo quadro definito a Torino il 31 gennaio scorso, le avvocature e gli uffici tecnici della Fondazione, della Soprintendenza e del nostro Comune stanno lavorando alla definizione dell'accordo conclusivo, che sarà sottoscritto in tempi brevi, per l'apertura a Catania di una sezione del Museo Egizio". Lo stesso assessore ha aggiunto che la notizia dell'accordo quadro è stata diffusa proprio dal Museo e ha anticipato che prima dell'esposizione permanente il Convento dei Crociferi ospiterà una mostra con circa trecento pezzi. Quindi parrebbero 300 reperti solo per iniziare, poi sembra si procederà al trasferimento di intere collezioni…

─ Da Torino si dichiara che l’accordo non è ancora stato firmato, mentre i media a Catania sembrano sostenere il contrario, cioè l’apertura di una succursale del Museo Egizio. 
Come al solito non c’è chiarezza di informazione e si tenta di depistare i cittadini mettendoli di fronte al fatto compiuto.

─ La città di Catania è un ente in bancarotta, non in grado di gestire nemmeno l'attività ordinaria. Come si fa a pensare di affidargli parte del Museo Egizio? Perché questa scelta? Si sta cercando di allestire un museo permanente in una città dissestata, non in grado di fornire sufficienti garanzie, che però da questa operazione ha già incassato 2,6 milioni di euro nell'ambito del “Patto per Catania”. Di certo i comuni di Leiden, Karlsruhe e San Pietroburgo, dove sono in corso mostre itineranti con materiale del Museo Egizio, possono offrire garanzie superiori. In ogni caso non ci risulta sia stato loro concesso un prestito trentennale: una cosa mai vista prima.

–– È oltremodo desolante constatare come i Torinesi vengano espropriati delle proprie testimonianze storiche, artistiche e identitarie e come «lo Stato Italiano, proprietario del bene» conceda loro il semplice usufrutto. Ciò significa che se in futuro il "proprietario" decidesse di trasferire l'intero Museo Egizio altrove, si sentirebbe completamente autorizzato. Noi cittadini, come sempre, dovremmo soltanto tacere. Intollerabile inoltre la protervia dell'assessore catanese Orazio Licandro: «Il patrimonio del Museo Egizio è dello Stato, per questo c'è il ministro che dice sì o no ... sarà il ministero a mandare avanti questa operazione». Come dire: ci pensiamo noi che siamo i padroni, i Torinesi non sono parte in causa.

Il comunicato, inoltre, non spende una parola sulla risibile scusa che a Torino non ci sarebbe lo spazio per esporre i reperti. Ci si domanda perché avanzare un pretesto tanto insostenibile se tutta la questione non fosse poco chiara.

─ Che si tratti di una cessione definitiva, vale a dire l’apertura di un vero e proprio museo a Catania e non di una mostra temporanea, ce lo confermano indirettamente i comunicati, laddove si distingue chiaramente tra questa operazione e le "mostre temporanee" già realizzate.

Rimane comunque fermo, in ogni caso, il principio della non trasferibilità dei pezzi, a prescindere dal numero. Appare quindi puerile, inaccettabile e indifendibile la linea adottata dal Museo in un comunicato, che cerca di sminuire la gravità dell'operazione tentando di sviare l'attenzione sul numero dei reperti sottratti. 

Il "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile" va avanti, soprattutto per informare correttamente i cittadini ─ tenuti all'oscuro degli accordi intercorsi nelle segrete stanze. 
La collezione dell'Egizio, che ha contribuito a rendere Torino celebre nel mondo, fa parte integrante dell’identità e della storia cittadina e, in quanto tale, è un bene indisponibile, indivisibile e inalienabile, che non può venire separato da Torino nemmeno in parte.

martedì 21 febbraio 2017

I nodi cominciano a venire al pettine. Ora Catania e Torino si contraddicono...

Sull'affaire del trasferimento di parte dell'Egizio a Catania le notizie si susseguono ora dopo ora. Come sapete, oggi il Museo Egizio "è stato costretto" dall'azione di informazione del Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile a diramare un comunicato per giustificarsi di fronte a quelle che loro definiscono "ovvietà".
Ma queste ovvietà non dovevano essere poi tanto ovvie: il Museo Egizio ha smentito l'esistenza di un accordo che, invece, a Catania danno per concluso. Lo ha ribadito proprio oggi in consiglio comunale l'assessore catanese Licandro, dopo che si era sentito dare del bugiardo dai colleghi che avevano letto il comunicato dell'Egizio. Così Catania ha smentito la smentita di Torino...
Abbiate pazienza: non ci sembra una cosa seria, qui c'è qualcuno che fa troppo il furbo. Noi vogliamo vederci chiaro perché, a questo punto, non abbiamo alcuna fiducia.



Un piccato comunicato stampa e la propaganda dei fake di regime: Repubblica conferma il trasferimento

Abbiamo colto nel segno se il Museo si è scomodato e si è sentito in dovere di diramare un comunicato stampa per tirar l'acqua al proprio mulino e cercar di delimitare il campo della discussione. Comunicato che, però, non fa che girarci intorno, senza affrontare minimamente i problemi sollevati dal Comitato, limitandosi a sviare l'attenzione su aspetti marginali. 
Non a caso a dar man forte al Museo arrivano i soliti media main stream, che si sono ben guardati in precedenza dall'informare i Torinesi e che cercano, ora, di minimizzare, cercando di buttar tutto sulla "polemica". Ma quale polemica? Qui si son poste questioni gravissime, alle quali nessuno - Museo, Comune, Regione, Ministero - si degna di rispondere. Se i cittadini non si fossero auto organizzati sarebbe passato tutto sotto il più assoluto silenzio.
La solita strategia della minimizzazione adottata in questi casi, insomma, che denota anche la spocchia e il fastidio di chi ha ideato e gestito l'operazione scippo fin dall'inizio.

Prendiamo, per esempio, Repubblica (lo stesso giornale che "sbaglia" a pubblicare le foto di quelli diversamente amici): non una parola nei mesi scorsi sull'operazione, è prontissima ora a disprezzare i Torinesi e a derubricare le loro giuste richieste e preoccupazioni a "bufale" - sfidiamo a provare che siano tali. I cittadini vengono dileggiati in quanto sono costretti ad affidarsi ai "volantini passati di mano": come dovevano farsi sentire, se i comunicati stampa non allineati Repubblica manco li prende in considerazione?
Ironia di quart'ordine anche sui numeri della petizione online: "meno di 60 firme", ci informano. Certo: meno di sessanta firme nella prima notte di pubblicazione. Se Repubblica la facesse conoscere, magari le firme crescerebbero più velocemente e i Torinesi potrebbero sapere, ma forse non è questa la mission (si dice così?) del giornale che piace alla gente che piace.

Strepitosa, però, e tanto più significativa perché, evidentemente, sfuggita, una precisazione: "l'area espositiva a Catania è un'opportunità per allestire un secondo museo, un gemello".
Avete capito? SECONDO MUSEO. Non "mostra temporanea", più o meno lunga. Questa è solamente una foglia di fico per mascherare la realtà, fumo negli occhi fin quando il trasloco non sarà completato; a quel punto i Torinesi saranno stati posti davanti al fatto compiuto e... ti saluto e arrivederci. Anzi: ti saluto e basta. Parte dell'Egizio, per Torino sarà perduta per sempre.

Ci prendono in giro: l'assessore catanese Licandro conferma l'accordo, precisando che l'operazione "è stata sin dall'inizio condivisa con il Mibact, con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Torino e il Cda".

Abbiamo ragione noi a parlare di scippo. Questa è un'operazione ancora tutta da chiarire, premeditata a freddo e che viene da lontano. Non è affatto una questione innocente.


Catania verso la bancarotta. È questa la miglior "location" per l'Egizio?

"Tutti gli indici sono deficitari". Si esprime così il Deputato Giulia Grillo, riferendosi agli indici di bilancio della Catania guidata da Enzo Bianco. Lo stesso che sogna di prendersi parte dell'Egizio e che è attualmente alla guida di una città che sta facendo bancarotta.
L'anno scorso la Grillo ha già depositato un'interrogazione, in cui chiede lumi ai ministri dell'economia e dell'interno sulla gravissima situazione della città etnea. Nel frattempo il quadro contabile non è che peggiorato e si parla ormai chiaramente di un dissesto inevitabile.
Se l'amministrazione di Catania non è in grado di far quadrare i conti, come si può pensare di farle gestire parte del Museo Egizio di Torino?

lunedì 20 febbraio 2017

Ops... e qui dovrebbe andare parte del Museo Egizio?



Ultima ora - 20 Febbraio 2017. Senza voler presumere la colpevolezza di alcuno, ci pare che il trasferimento di buona parte del più importante, noto e visitato museo di Torino in una città che si ritrova un sindaco indagato nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge una decina di persone "a vario titolo per falso ideologico, omissioni d’atto d’ufficio e abuso d’ufficio" non sia il miglior viatico.

Non che se l'operazione coinvolgesse Amsterdam o Lisbona la questione cambierebbe di molto (si tratterebbe sempre di un depauperamento inaccettabile della Città), ma tutto ciò aggrava di più la situazione. E la rende, inoltre, ancora più imbarazzante.

Link: CataniaToday, 20.2.2017

sabato 18 febbraio 2017

Cresce la protesta dei Torinesi: manifestazione del Comitato davanti al Museo


Cresce la protesta dei Torinesi contro il paventato trasferimento di parte della collezione del Museo Egizio a Catania. 
Oggi, sabato 18 Febbraio, il Comitato è sceso in piazza, con il primo obiettivo di informare i cittadini su quanto si sta preparando e che viene loro tenuto nascosto. 
Tante le persone coinvolte e tantissimi i Torinesi contattati ─ tutti increduli. Tutti devono sapere di questo furto (30 anni sono un vero e proprio regalo).

Sabato prossimo si replica: appuntamento alle 15 di fronte al Museo Egizio. E non ci si fermerà.

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martedì 14 febbraio 2017

Allora è proprio vero: il Ministero lavora per scippare a Torino l'Egizio...

Riportiamo un preoccupante articolo dell'anno scorso, per far capire come il progetto del trasferimento di buona parte del Museo Egizio a Catania (pardon: soltanto dei reperti, a Torino si potrebbe lasciare la sede legale...) sia stato preparato da gran tempo e coinvolga nientemeno che il Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini. Questo è un fatto gravissimo. 
Sarebbe poi da approfondire se effettivamente il direttore del Museo, Christian Greco, non abbia ancora "mai visto quella che dovrebbe diventare la sede distaccata del museo torinese" - perché ciò significherebbe una tale superficialità per cui bisognerebbe pretenderne le dimissioni immediate.
Potrebbe poi almeno risparmiarci la solita melassa buonista a buon mercato - gli immigrati che sbarcano in Sicilia, anzi: che la "invadono", non attraversano il Mediterraneo per andare a vedere l'Egizio. Cerchi almeno di inventarsi una scusa minimamente sensata (non diciamo plausibile), o stia zitto.


Museo egizio a Catania, il progetto prende forma


Incontro al ministero dei Beni culturali. Il direttore Greco: "Vorrei portare materiale dell'età ellenistica che dialogasse con l'archeologia dell'isola"

ROMA - Primo incontro oggi al ministero di beni culturali e turismo per il progetto di una sede distaccata a Catania del Museo Egizio. Alla presenza del ministro Franceschini, la presidente dell'Egizio Christillin e il direttore Christian Greco hanno incontrato il sindaco di Catania Bianco per valutare la proposta di una nuova sede ("un po' come ha già fatto il Louvre", ha spiegato poi il ministro) nella città siciliana. 

Il luogo individuato, è stato confermato, sarebbe il Convento dei Crociferi, anche se tutto il progetto, hanno sottolineato sia il ministro sia gli esponenti dell'Egizio, "è ancora in fieri". Intanto però la discussione va avanti e se il direttore dell'Egizio Greco spiega di non aver ancora mai visto quella che dovrebbe diventare la sede distaccata del museo torinese, ci sono già delle idee sulle opere che dovrebbero esservi esposte, tutte provenienti comunque dai depositi.

"Se si riuscisse a realizzare il progetto - ha spiegato Greco a margine della presentazione oggi a Roma della grande mostra in tre sedi Egitto Pompei - io desidererei portare a Catania del materiale dell'età ellenistica che dialogasse con il materiale archeologico presente nell'isola. Perché il rapporto che si ebbe in età ellenistica tra la Sicilia e l'Egitto - ha sottolineato- fu intensissimo e ricreare questo rapporto e questo dialogo e soprattutto rimettere in connessione la Sicilia con la sponda sud del mediterraneo con un progetto di diplomazia culturale mi sembra molto importante, anche pensando alla situazione attuale".

"La Sicilia, e lo dico in senso positivo, oggi viene invasa da immigrati che in una collezione come quella che immagino potrebbero trovare un motivo di identificazione culturale. A Torino già qualcosa in questo senso abbiamo fatto - ha concluso - con 20 ragazzi egiziani coinvolti come ambasciatori della nostra collezione".

(Da La Sicilia Web del 25.2.2016)



lunedì 13 febbraio 2017

Sarebbero 17MILA i reperti dell'Egizio trasferiti a Catania!

Poiché la vicenda del trasferimento di parte dei reperti dell'Egizio a Catania è opaca e i cittadini non conoscono - ancor oggi - i dettagli dell' "impresa", riportiamo un inquietante (per noi Torinesi) articolo dell'anno scorso.


A Torino non c'è posto: Catania ospiterà "succursale" del Museo Egizio con 17mila reperti

È l'ambiziosa idea dell'amministrazione comunale resa nota dopo un accordo siglato con la direzione dell'istituto piemontese

Sono 17 mila i reperti del Museo Egizio di Torino ancora da catalogare, decriptare ed esporre. Da qui la proposta di "spostare" alcuni di essi a Catania ed aprire una sorta di 'succursale' presso il convento dei Crociferi, una volta ultimati i lavori di restauro.

È l'ambiziosa idea dell'amministrazione comunale, resa nota dopo un accordo siglato con la direzione dell'istituto piemontese, da anni alle prese con il problema della mancanza di spazi espositivi per i preziosi reperti archeologici.

In particolare, il primo cittadino etneo insieme con l’assessore alla bellezza condivisa Orazio Licandro, ha proposto alla dottoressa Evelina Christillin e al dottor Christian Greco, rispettivamente presidente e direttore del Museo Egizio, la realizzazione di un’area destinata ad ospitare i numerosi e preziosi reperti archeologici altrimenti impossibili da esporre nella sede della città della Mole per mancanza di spazi.

Il Sindaco (Bianco, ndr), inoltre, ha già informato il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini dell’iniziativa che si intende portare avanti in città. Su Facebook l'entusiasmo dell'assessore Licandro: "Affidabilità, efficienza e programmazione sono capacità che ormai ci riconoscono. Sarà non solo un esperimento entusiasmante, ma pure una straordinaria scommessa che giocheremo con tutta la città!".

(Da Catania Today del 15.2.2016)


Quindi:

1) secondo l'articolo i reperti trasferiti non sarebbero 300 o 1500, come si era fatto credere, ma ben 17.000! Una parte assai consistente del patrimonio del Museo - che verrebbe quindi effettivamente mutilato e smembrato.

2) I Torinesi si aspettano che il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini blocchi quanto prima l’ "iniziativa" e destini a Torino almeno le medesime risorse già date a Catania per approntare nuovi spazi per il Museo.

3) L'articolo si riferisce alla scorsa Amministrazione: se l'attuale giunta comunale nutrisse ancora questa "ambiziosa idea" (sic!) ciò sarebbe gravissimo, anche considerando che l'attuale maggioranza si è posta alll'attenzione dei Torinesi come segno di novità e di discontinuità rispetto alle precedenti.

Come Torinesi ci attendiamo, al riguardo, una risposta chiara e decisa in tempi rapidi.



sabato 11 febbraio 2017

LETTERA APERTA ALLA SINDACA

Il 10 Febbraio 2017 il Comitato ha provveduto a consegnare una lettera aperta alla Sindaca e all'Amministrazione di Torino affinché manifesti una "chiara espressione di volontà" contro il trasferimento dei reperti del Museo Egizio a Catania.

Il Comune di Torino ─ in quanto rappresentante dei Torinesi ─ è socio fondatore della "Fondazione Museo delle Antichità egizie di Torino" che gestisce il Museo: come tale deve manifestare se è favorevole o contrario all'ipotesi di mutilazione del più importante museo della città.

Ciò anche in seguito agli impegni assunti in campagna elettorale, che dovevano segnare una discontinuità con le amministrazioni precedenti.

Qui di seguito il testo della lettera:


Alla cortese attenzione
della Sindaca della Città di Torino
Chiara Appendino

del Vice-Sindaco
Guido Montanari

dell’Assessore alla Cultura
Francesca Paola Leon

e p.c. ai Consiglieri comunali


Gentile Signora Sindaca,

Le scriviamo a proposito della questione relativa al trasferimento a Catania di una parte dei reperti del Museo Egizio, attualmente conservati nei magazzini.

Come Lei sa a fine gennaio si è infatti svolto l’incontro fra il presidente del Museo Evelina Christillin, il direttore Christian Greco, la soprintendente Luisa Papotti e il sindaco di Catania Enzo Bianco per realizzare una “sezione distaccata” del secondo più importante museo egizio del mondo.
Si parla di un prestito della durata di trent’anni: in pratica un trasferimento pressoché definitivo.

Incredibilmente tutta l’operazione è stata promossa dal Ministero per i beni culturali e del turismo, che ha destinato a Catania 2,6 milioni di euro – cifra che avrebbe potuto essere impiegata a Torino per realizzare nuovi spazi per il Museo.

È, peraltro, risibile la scusa addotta: a Torino e in tutto il Piemonte non si troverebbe lo spazio espositivo — tra gli innumerevoli immobili di proprietà pubblica attualmente inutilizzati — per questi pezzi unici, patrimonio torinese da oltre 250 anni.

Il Comitato Museo Egizio Patrimonio Inalienabile si è costituito per scongiurare il trasferimento dei reperti del Museo: la collezione dell'Egizio, che ha contribuito a rendere Torino celebre in tutto il mondo, fa parte integrante dell’identità e della storia cittadina e, in quanto tale, è un bene indisponibile, indivisibile e inalienabile, che non può venire separato da Torino nemmeno in parte.
I reperti potrebbero, invece, essere prestati in occasione di brevi mostre temporanee e di alto profilo scientifico.

Quale rappresentante della Città, socio fondatore della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, Le domandiamo una chiara espressione di volontà contro una tale sciagurata ipotesi, che impoverirebbe ulteriormente e irrimediabilmente Torino.

Certi della Sua attenzione voglia gradire i nostri saluti più distinti.

Torino, 10 Febbraio 2017

martedì 7 febbraio 2017

Contro l'ennesimo scippo: tutti i reperti del Museo Egizio devono restare a Torino!

COMUNICATO STAMPA

Le cronache cittadine non ne hanno dato risalto ma, all’insaputa dei torinesi, si sta preparando l'ennesimo scippo ai danni di Torino: niente meno che il trasferimento a Catania di una parte dei reperti del Museo Egizio, il più importante museo cittadino, attualmente conservati nei magazzini e in parte già restaurati.

A fine gennaio è infatti avvenuto l’incontro fra il presidente del Museo E. Christillin, il direttore C. Greco, la soprintendente L. Papotti, il sindaco di Catania E. Bianco e l’assessore alla bellezza condivisa O. Licandro per realizzare nella città etnea una “sezione distaccata” del più antico e secondo più importante museo egizio del mondo. Si parla di un prestito della durata di trent’anni: in pratica un trasferimento definitivo - per giunta senza che la nostra città abbia nulla in cambio.

Incredibilmente e arbitrariamente tutta l’operazione è stata promossa dal Ministero per i beni culturali, che ha destinato a Catania 2,6 milioni di euro per portare via i reperti egizi da Torino.

Risibile, come consuetudine in questi frangenti, la scusa che si sono dovuti inventare per giustificare un’operazione inaccettabile: a Torino e in tutto il Piemonte non si troverebbe lo spazio per mostrare i reperti! Pezzi unici, patrimonio cittadino da oltre 250 anni per i quali non si sarebbe in grado di trovare una sistemazione; si parla di 600/1.000 mq, tra gli innumerevoli immobili inutilizzati di proprietà pubblica…

Il "Comitato Museo Egizio Patrimonio Inalienabile", costituitosi per scongiurare il trasferimento dei reperti del Museo, ribadisce con determinazione che la collezione dell'Egizio, che ha contribuito a rendere Torino celebre in tutto il mondo, fa parte integrante dell’identità e della storia cittadina e che, in quanto tale, è un bene indisponibile, indivisibile e inalienabile, che non può venir separato da Torino nemmeno in parte.

Il Comitato suggerisce invece, che i reperti siano utilizzati per allestire delle mostre itineranti nelle città più importanti, quali biglietto da visita di Torino nel mondo.

Gli attuali amministratori del Museo non possono disporre di ciò che è patrimonio pubblico inscindibilmente legato alla Città di Torino. L’improvviso e improvvido accordo va cancellato.


Torino, 7 Febbraio 2017

venerdì 3 febbraio 2017

Lo stato spende per depredare il Piemonte. Via da Torino una parte del Museo Egizio.

Come al solito i Torinesi si trovano davanti al fatto compiuto. Senza che nessuno sapesse niente, si stava preparando niente di meno che il trasferimento di una parte del Museo Egizio, il più importante museo cittadino, a Catania.

A fine gennaio c’è stato l’incontro decisivo fra il presidente del Museo Evelina Christillin, il direttore Christian Greco, la soprintendente Luisa Papotti, il sindaco di Catania Enzo Bianco e l’assessore alla “bellezza condivisa” Orazio Licandro per realizzare nella città etnea una “sezione distaccata” del più antico e secondo più importante museo egizio del mondo.

Per giunta senza avere nulla in cambio. Si parla di un prestito della durata di trent’anni: in pratica un trasferimento definitivo.

La cosa pazzesca è che tutta l’operazione è stata promossa dal Ministero per i beni culturali che, in teoria, dovrebbe tutelare le memorie storiche piemontesi. In realtà ha destinato a Catania 2,6 milioni di euro per portare via questi reperti egizi da Torino.

Pietosa, come al solito in questi frangenti, la scusa che si sono dovuti inventare per giustificare un’operazione impresentabile: a Torino e in tutto il Piemonte non si troverebbe spazio per questi reperti! Pezzi unici raccolti a Torino in più di duecentocinquant’anni per i quali non si sarebbe in grado di trovare una sistemazione negli innumerevoli immobili di proprietà pubblica… Sarà per questo che hanno individuato il posto più lontano che si potesse concepire.

Questa operazione non rappresenta che il punto terminale di un processo di impoverimento di Torino e del Piemonte che viene da lontano e che passa attraverso la rimozione dell’identità, la demolizione di buona parte delle memorie storiche e la progressiva sostituzione della nostra cultura.

Dobbiamo ribadire con tutta la nostra forza che la collezione del Museo Egizio, che ha reso Torino celebre in tutto il mondo, fa parte integrante dell’identità e della storia cittadina e che, in quanto tale, è un bene indisponibile, indivisibile e inalienabile.

L’improvviso e improvvido accordo va cancellato. Il Museo Egizio non è di proprietà della signora Christillin, dei suoi amici e dell’oligarchia che controlla Torino. Altrimenti prendiamoci una parte della Galleria Borghese o degli Uffizi, tanto per un principio di reciprocità.

Proposta: in attesa di una sua soppressione, per restituire le competenze sulla tutela dei beni culturali ai Piemontesi, il ministero romano pensi a rendere alla città un centinaio di milioni delle nostre tasse (non torna indietro oltre un miliardo di euro al mese). Con questi, tra l’altro, si potrebbe restaurare la Cavallerizza e allestire lì la “sezione distaccata” ─ a cinquecento metri, non a millequattrocentocento chilometri.

È il momento che tutti coloro che fino ad oggi hanno assistito con preoccupazione alla vicenda facciano fronte comune per impedire questo ennesimo scippo a Torino e al Piemonte.