sabato 25 marzo 2017

A Catania partono con i bandi. Bugie con le gambe corte e le orecchie lunghe

«Nessun accordo è stato ancora firmato e sono tuttora in corso le opportune valutazioni di fattibilità del progetto al fine di produrre una bozza di accordo condivisa e definita...», spergiuravano alla fondazione del Museo Egizio.

Sono passati appena una ventina di giorni, ma le bugie hanno mostrato le loro gambe corte. A Catania sono tornati a sbugiardarli, dimostrando di avere le idee chiare e ribadendo che l’accordo ufficiale «a inizio anno è stato firmato (...) per l’apertura di una sezione del Museo Egizio piemontese nella città etnea»
Non solo, ma hanno piena coscienza delle tempistiche e degli obiettivi: «entro la prossima settimana è previsto il bando per gli interni. (...) i lavori di ristrutturazione, e quelli che seguiranno, seguono la guida direttamente del Museo Egizio di Torino. Il cantiere dovrà essere completo entro giugno e nei sei mesi successivi sarà consegnato all’azienda che si occuperà dei lavori e che dovrà concluderli entro un semestre. La prima scadenza fissata è per ottobre, mese in cui le stanze dovranno ospitare i primi manufatti del Museo Egizio».

Poiché in Comune sia il direttore Greco che la soprintendente  Papotti hanno detto che "nessun accordo è stato ancora firmato", ci dovremmo aspettare che la fondazione e la soprintendenza smentiscano queste nuove affermazioni - che i media di Torino continuano a tacere. Perché delle due l'una: o mentono a Catania, o mentono a Torino. In questo caso dovrebbero entrambi dimettersi e il Comune dovrebbe riconsiderare profondamente il suo impegno nella fondazione.

Purtroppo, ciò che emerge chiaramente è la logica politica sottesa a tutta l'operazione, di cui i soggetti coinvolti sono gli esecutori, che consiste, come ha dichiarato Greco, nel «radicare ancora di più il museo nel territorio nazionale». In altre parole, come è gia capitato decine di altre volte, da Torino chiunque può portare via ciò che vuole, confidando sulla complicità degli amministratori locali e sull’omertà e la malafede dei mezzi di informazione.
Ora è il turno  della cultura: Torino dovrà prepararsi a perdere quanto più possibile di ciò che la rende unica, rassegnandosi a vedere disperso quanto del proprio patrimonio risulterà trasferibile e “condivisibile” (che in neolingua significa “a disposizione degli amici degli amici”). 

Alla faccia della propaganda, l'operazione scippo è stata condotta con assoluta arroganza, contro gli interessi di Torino e sopra le teste dei cittadini - che non erano nemmeno stati informati. Quando, in pochi giorni, sono state raccolte oltre 12.600 firme contro la sciagurata manovra, la fondazione ha diffidato la cittadinanza - come se le antichità raccolte e custodite con amore in oltre 250 anni fossero cosa loro e ne potessero disporre a loro gusto e piacimento. 

«Se e quando verrà formalizzato l’accordo con Catania», dicevano Christillin e Greco, prendendo apertamente in giro (?) i Torinesi e accusando il Comitato di diffondere notizie false. La soprintendente Papotti dichiarava che il percorso che doveva portare i reperti torinesi a Catania era appena «agli stadi iniziali». 

Non era vero niente, oppure a Catania si sono bevuti il cervello. Vale la regola: dite quello che volete, ché tanto andiamo avanti lo stesso?

Noi ci auguriamo che i Torinesi sappiano manifestare il coraggio che ora serve per non lasciare ancora depauperare la loro città, non dando retta a coloro che parlano a nome di interessi che non sono quelli della capitale del Piemonte.

mercoledì 22 marzo 2017

E se la "sezione distaccata" la facessimo a Moncalieri?

Poiché i carabinieri lasceranno presto il castello di Moncalieri, rendendo di nuovo fruibile alla collettività questo importantissimo monumento, quindici giorni fa la minoranza consiliare ha presentato una mozione congiunta per "proporre la candidatura del castello di Moncalieri al fine di ospitare la sede della succursale del Museo Egizio".

Nel medesimo documento si chiedeva alla giunta di "predisporre gli atti e le iniziative necessarie per rendere effettiva ed immediata tale proposta  di candidatura".

Visto che a Catania lo stato italiano ha già speso 2,6 milioni di euro per restaurare l'ex convento dei Crociferi ci aspettiamo che le istituzioni, soprintendenza in primis, si attivino presso il ministero affinché questo spenda la medesima cifra a Moncalieri, in modo da poter adeguatamente allestire gli spazi per la sede museale.

Come si vede la scusa della mancanza di spazi disponibili è, appunto, una scusa - che non sta né in cielo né in terra.

Insomma: e se la "sezione distaccata", se proprio si deve, si facesse a Moncalieri, invece che in Sicilia? Quali interessi si opporrebbero a questa soluzione? Qual'è il fine vero dell'attuale operazione?

O la volontà è, invece, proprio quella di fare uno spezzatino del M*s3o Egiz1o e di impoverire Torino e  il Piemonte?

martedì 21 marzo 2017

E farsi furbi e pretendere ciò che è nostro?


Fateci capire: in Sicilia per un centinaio di metri quadri della casa natale di Pirandello lavorano una sessantina di persone.
A Torino in tutto il polo reale (46mila metri quadri) gli addetti totali sono 106, di cui appena 32 al M*s3o Egiz1o.

Cioè (tralasciando la incomparabile importanza tra le due istituzioni) lo stato italiano destina alla Sicilia 261 volte i soldi per il personale che al Piemonte. Poi c'è qualcuno che, da noi, si vanta ancore che il M*s3o Egiz1o si mantiene coi biglietti venduti, mentre lo stato non caccia un soldo. Bella roba! Bravi furbi. E lo stato cosa fa? È sempre occupato altrove? Torino non vale proprio niente? Allora è vero che ci sono figli e figliastri. Cosa hanno da dire al riguardo il Sindaco e il presidente della Regione? E la soprintendente?

È quanto si evince dalla bella trasmissione di Massimo Giletti L'Arena del 19 Marzo.

I Torinesi devono pretendere dallo stato italiano, in questo caso dal ministro Franceschini, il medesimo trattamento - altro che venire dileggiati. O loro valgono meno?

Ci dica, signor ministro della repubblica.

venerdì 17 marzo 2017

Ora sono arrivati i "fenomeni"...

Riportiamo una significativa pagina storica (pag. 26) dall'Introduzione del volume dell'indimenticato professor Silvio Curto L'antico Egitto nel Museo Egizio di Torino (Tipografia Torinese Editrice, 1984): 

"Quel programma ebbe successo, procurò a Torino anche nuovi e preziosi ritrovamenti della zona tebana e riportò il Museo in primo piano. 
Seguì un'altra battuta di arresto, con la seconda guerra mondiale, durante la quale, nel 1943, le grandi statue vennero messe al riparo dall'offesa aerea con protezioni di muri e di sacchi di sabbia e gli oggetti mobili imballati e trasportati fuori città. 
Tutto ciò a cura delle Forze Armate Tedesche, mentre furono poi, nel 1945, i Comandi Militari Alleati a riportare le casse a Torino e rimettere in ordine l'edificio, caso forse unico di collaborazione fra belligeranti per salvare un patrimonio d'arte e di storia".

Torino ha raccolto, curato e difeso questo patrimonio per due secoli. Ora sono arrivati quattro "fenomeni" saccenti a spiegarci che "il museo è di tutti" e che dobbiamo "condividerlo" per non passare (sic!) da "provinciali".

Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini.

martedì 14 marzo 2017

Ma la Soprintendenza a cosa serve, da che parte sta e cos'ha da nascondere?

Poiché non ci è mai stata chiara la dinamica dell'operazione "scippo", anche se ne sono evidenti le motivazioni e la logica sottese, abbiamo pensato di fare un po' di chiarezza e di andare a vedere quali erano i documenti di conferimento di un bene comune (le collezioni egizie di Torino) alla Fondazione. Che, giova ricordarlo, è amministratrice pro-tempore di questo importantissimo patrimonio torinese, ma niente affatto il padrone.

Si è quindi rivolta formale richiesta di accesso agli atti alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per avere copia del conferimento dei reperti dal ministero alla Fondazione, nonché le dichiarazioni di interesse culturale sulla collezione archeologica. In pratica: quali pezzi erano nella sua disponibilità e quanti erano vincolati.

Questo il 28 Febbraio. Scrivemmo allora: "ora la Soprintendenza ha 30 giorni per rispondere: staremo a vedere". In realtà, non abbiamo dovuto attendere molto, in quanto la Soprintendenza ha risposto a stretto giro, non fornendo i documenti con una scusa speciosa, che non sta assieme neanche attaccata con lo sputo. 
E i Torinesi dovrebbero affidarsi a queste istituzioni e fidarsi alla cieca sul trasferimento dei reperti egizi a Catania, quando non hanno nemmeno il bene di sapere quanti  e quali sono i reperti conferiti?

Ma perché tutto questo riserbo? Perché la Soprintendenza non risponde ai cittadini e si arrampica sui vetri? Perché si preoccupa della "natura giuridica" del Comitato e non si attiva per scongiurare quello che sarebbe un grave danno per l'identità torinese?

Bell'esempio di trasparenza e di rispetto della cittadinanza! Intanto il terminale torinese del ministero romano non ha avuto nulla da obiettare per l'abbattimento dello storico scalone del Mazzucchetti nel palazzo dell'Accademia delle Scienze, durante i lavori di ristrutturazione per l'attuale allestimento del M*seo Eg*z1o (come, d'altronde, per la distruzione delle gallerie di Pietro Micca, dei reperti di piazza San Carlo, per l'abbattimento della Venchi Unica, della Diatto, di stazione Dora, ecc. ecc.).

Ma insomma, sorge allora spontanea la domanda: questo ente lavora proprio contro l'identità piemontese - o è soltanto una nostra impressione?

Certamente tutto il sistema di tutela dei nostri beni culturali andrebbe completamente riformato, assegnando competenze, organizzazione e risorse al Piemonte e togliendole definitivamente ai proconsoli di uno stato lontano e, quando va bene, assente.

domenica 12 marzo 2017

Basta con le falsità! I Torinesi non sono stupidi. Qui c'è qualcuno che racconta balle

È il 16 febbraio 2016 e il Tg della Sicilia annuncia l'apertura di una "sede distaccata ufficiale" del Mus3o Eg*z*o a Catania con 17.000 reperti. E perché? Perché a Torino... «non c'è posto».
Si parla esplicitamente di "esposizione permanente" e la presidente della Fondazione Evelina Christillin conferma così la proposta del sindaco Enzo Bianco: «Noi abbiamo gli spazi, voi avete gli oggetti».

La Fondazione del Mus3o Eg*z*o non smentì; probabilmente era troppo occupata a vegliare che qualche Comitato di cittadini non le usurpasse il nome.
Poi, noi siamo stati anche accusati dai direttori del vapore di propalare inesattezze.

Eppure, qui c'è davvero qualcuno che racconta balle, che prende in giro i Torinesi e che non ricorda da una volta all'altra le scuse scombinate che ha accampato.
Valutate voi se siamo noi o loro.

sabato 11 marzo 2017

Torino e il Piemonte espropriati della propria storia

Mentre il sindaco Appendino dirama l’ennesimo comunicato di beatificazione del direttore del M*s3o Eg*zi* , cercando di spostare l'attenzione dal problema di fondo su chi lavora nel museo, scende in campo anche la presidente Christillin per portare il suo contributo a questa incredibile vicenda.
Lo fa a suo modo con i soliti slogan mondialisti e politicamente corretti, ma, comunque, chiari: in sostanza, LA COLLEZIONE DEL MUS30 NON HA NULLA A CHE VEDERE CON TORINO E COL PIEMONTE.

Noi abbiamo poco da sbraitare, poveri Torinesi: essa appartiene “a tutti”, anzi, appartiene allo stato italiano. Che — mettiamoci pure l’anima in pace — se vorrà disperderla, trasferirla a Salaparuta, spezzettarla in diversi musei in giro per lo stivale, lo potrà fare a suo piacimento e contro la nostra volontà. Alla faccia di Drovetti, Schiaparelli, Carlo Felice, Silvio Curto, nostra e dei Torinesi che quel museo lo hanno creato e lo hanno sempre amato. Fino a quando non sono arrivati questi “geni”, che ora pretendono di rappresentarci e imporci la loro visione distorta del mondo. Corpi estranei a Torino e al Piemonte, che remano violentemente e spocchiosamente contro l'identità di tutto un popolo.

Per non venire ancora tacciati di provincialismo da Roma (che ha tutto da insegnarci...) dovremmo rassegnarci a non essere più padroni nemmeno delle nostre memorie storiche e lasciare che esse vengano gestite, stravolte (“valorizzate”, in neolingua), reinterpretate e, eventualmente, anche “condivise” con chi si mette d'accordo col ministro di turno.

Vorrebbero che noi continuassimo a vergognarci delle nostre ricchezze, della nostra fierezza e della nostra piemontesità, incompatibili con la loro idea di “mondo nuovo”.

venerdì 10 marzo 2017

Oggi su La7 - trasmissione "Tagadà"

Supermercato Torino: avanti col cappello in mano

E così, tutti i nodi vengono al pettine. O, meglio, si chiariscono gli equivoci.
Chi pensava, sperava, o s'illudeva in una discontinuità dell'attuale amministrazione comunale con la giunta Fassino dovrà ulteriormente ricredersi.
Dopo la ferma presa di posizione del capogruppo della maggioranza in Consiglio comunale, arriva, infatti, la conferma del pieno sostegno all'operazione Egiz1o a Catania direttamente dal Sindaco.

Intervenuta all'inaugurazione della mostra "Missione Egitto 1903-1920" ha, infatti, precisato (da BlogSicilia): “ribadisco che la Città è a fianco del museo Egizio a proposito del dibattito che si è aperto a Torino”. Ancora: “un sentito grazie a chi lavora veramente bene al museo, di cui siamo molto orgogliosi. Hanno la nostra piena fiducia e il pieno appoggio per come viene portato avanti”.

E avanti di questo passo, in un balletto di inchini, riverenze e scappellamenti, senza - però - mai affrontare la sostanza della questione:
chi ha deciso tutto ciò? perché i Torinesi si vedono sempre messi davanti al fatto compiuto? perché un unicum mondiale deve venir spezzettato in questo modo? Perché proprio a Catania (che, con tutta la simpatia che uno può avere per la città etnea, non può paragonarsi a Parigi o a New York come vetrina intenzionale)?
E ancora: cosa ne verrà, in cambio, a Torino - da Catania e non solo?

Oggi, così, si chiarifica definitivamente il valore annesso alla storia, alla cultura e all'identità torinese dal sindaco (che non è quella dei vernissage e dei cocktails del giro che piace alla gente che piace). 

L'Appendino, che è così solerte a tener su la coda al Sistema Torino, che continua a impoverire la città, chiederà al ministro Franceschini una parte della Galleria Borghese o degli Uffizi? Per coerenza, infatti, i Romani e i Fiorentini potrebbero cederci parte dei loro musei - che, tanto, anche quelli hanno i magazzini pieni di pezzi non esposti.

O l'operazione cash and carry vale solamente per Torino?

Intanto la città siciliana riceve dallo stato oltre 700 milioni dal "patto per Catania", mentre madama sindaca si accontenta delle dichiarazioni ai giornali, col cappello in mano: "è un piacere avere le istituzioni e il governo che ci apprezzano. Proprio oggi ho sentito il ministro Franceschini...".

Sai che piacere! A Catania i soldi e a Torino il danno (e la beffa).

Che pena.

giovedì 9 marzo 2017

IL COMITATO CAMBIA NOME E LA BATTAGLIA CONTINUA

Una bella diffida è arrivata al Comitato che tenta di far luce sull'apertura di una succursale del Museo Egizio a Catania.
A seguito della richiesta di accesso agli atti effettuata alla Soprintendenza per verificare i termini del conferimento di parte dei reperti del Museo Egizio dal Ministero alla Fondazione, ci si è visti recapitare una diffida da parte della Fondazione stessa tramite uno studio legale.  

Nella comunicazione si vieta al Comitato di utilizzare una serie di termini come "Museo", "Egizio", "Torino": sostantivi e nomi di uso comune ma non di libero utilizzo. 

Ecco quali sono le conseguenze per i cittadini che chiedono chiarezza. Una diffida dai contenuti inquietanti, tanto da costringere il Comitato a mettersi in sicurezza dal punto di vista legale. 

Pertanto: 
- il Comitato assume da oggi la denominazione di «Comitato EgitTO».
- il blog si trasferisce all'indirizzo: http://egit-to.blogspot.it
- la nuova e-mail è: egittoturin@yahoo.com
- il gruppo facebook modifica la denominazione in: "Comitato EgitTO Turin"
- la petizione «Tutto il Museo Egizio resti a Torino!», avviata con il vecchio nome che utilizzava le parole proibite "Museo" ed "Egizio", verrà chiusa entro la mezzanotte di oggi, con un numero di firme che ne certifica il grande successo fra tutti coloro che hanno a cuore il Museo Egizio (oltre 12.600 firme).

In ultimo (IMPORTANTE): inviate al Comitato il vostro indirizzo e-mail scrivendo a egittoturin@yahoo.com. Resteremo così in contatto e gli organizzatori del Comitato potranno tenervi sempre aggiornati sull'evolvere di questa situazione sempre più sconcertante.

Le ultime notizie stampa parlano di un trasferimento permanente a Catania e di un numero di reperti in partenza da Torino «decisamente superiore», smentendo i gigioneschi proclami della Fondazione.

La Fondazione, peraltro, ha rivelato che la volontà esplicita è quella di «radicare le collezioni del Museo Egizio su tutto il territorio italiano».
Ciò che sta accadendo al Museo Egizio è solo il preludio di quanto potrebbe succedere a tutti i nostri Musei e collezioni: con l'incomprensibile scusa della "condivisione", verrebbero ridotti a spezzatino e spartiti in giro per l'Italia e l'Europa. Qualcuno farebbe cassa e le nostre ricchezze verrebbero definitivamente disperse. 

Ora più che mai dobbiamo vigilare tutti insieme, uniti, per contrastare il depauperamento dei nostri beni artistici 

Grazie a tutti. Continuate a seguirci 

mercoledì 8 marzo 2017

Lotta alle "bufale", la strategia per silenziare il dissenso

Non essendo in grado di rispondere alla preoccupazione dei cittadini sullo scorporo del Museo Egizio, il potere sta cercando di delegittimare il Comitato: censura sul numero delle firme raccolte (oltre 12mila!), articoli diffamatori, veline offensive del ministro.
Soprattutto all'inizio di questa battaglia di libertà, siamo stati perfino accusati di propalare "bufale" (in neolingua si dice così).

Comunque la si pensi politicamente, può essere utile riflettere sulla chiarissima esposizione del filosofo torinese Diego Fusaro sulla lotta alle "bufale" come metodo per screditare gli avversari e silenziare, così, il dissenso.
Non rinunciamo mai a usare il cervello.

lunedì 6 marzo 2017

"Collezione permanente": ci prendono in giro!


Insomma: mettevi d'accordo. Venerdì il direttore della Fondazione, Christian Greco, e la soprintendente Papotti hanno giurato e spergiurato in V Commissione che a Catania andavano soltanto pochi pezzi, per un periodo limitato (5 anni) e il giorno dopo l'assessore alla cultura di Catania se ne esce smentendo clamorosamente quanto detto dai Nostri a Torino.

Citiamo da LiveSiciliaCatania del 5 Marzo (ieri):
«Il museo Egizio di Catania è una realtà. Lo spiega con precisione l’assessore alla bellezza condivisa Orazio Licandro: “Al di là delle firme e dei contatti, c’è una determina di fondi già stanziati dalla Presidenza del Consiglio di 2.500.000 euro circa - afferma l'assessore. Gli incontri sono già avvenuti tutti presso il Ministero dei Beni Culturali e anche a Torino, così come a Catania, tra i vertici del museo Egizio, l’amministrazione comunale e la sovrintendenza - prosegue - e cito la sovrintendenza per ricordare che non si tratta di un accordo tra amministrazione comunale e Fondazione Museo Egizio ma di un’idea del Ministero dei Beni Culturali, che ha deciso di creare una succursale del Museo Egizio a Catania"».

Quindi sono corrette le cifre fornite dal Comitato (2,6 milioni di Euro) e che l'idea parte da Roma. Da quello stesso Ministro che si permette, con spocchia e arroganza, di liquidare il pasticcio Egizio come una "polemica provinciale".

Tutto ciò, continua Licandro, «nell’ottica di condivisione di un patrimonio culturale che non è proprietà della Fondazione in quanto struttura privata, ma dello Stato e di tutti gli italiani».

Capito, cari Torinesi e Piemontesi?
Il Museo non è vostro (e se provate a lamentarvi vi diffidano pure), ma dello Stato e "di tutti gli italiani" - peggio che nel Ventennio. Quindi, zitti e mosca. Anzi: pagate le tasse - che Catania, come tutta la Sicilia, per Costituzione (artt. 36 e 37 dello Statuto siciliano) allo stato non versa un soldo. 
Ciò non fa che confermare quanto ci hanno puntualizzato gli avvocati della Fondazione: «le motivazioni [...] non dipendono certo dalla mancanza di spazi espositivi nel territorio piemontese bensì dalla volontà di radicare le collezioni del Museo Egizio su tutto il territorio italiano».

E adesso viene il bello, come si diceva nei bei tempi andati, quando valeva il motto fanfarone di "Roma doma", che pare piacere anche al Franceschini:

«La prima mostra che sarà ospitata nella sede etnea del museo Egizio sarà quella che verrà inaugurata il 10 Marzo a Torino e che a Catania è prevista tra novembre e dicembre", annuncia Licandro. [...] I fondi già stanziati per la struttura - precisa - che ospiterà questa COLLEZIONE PERMANENTE (circa 300 pezzi) sono stati 2.600.000,00 euro». 

Quindi l'assessore Licandro smentisce a mezzo stampa Greco e Papotti. O siamo noi ad aver capito male? Gradiremmo, a riguardo, una chiara presa di posizione da parte di Fondazione e di Soprintendenza, che non si limitasse ai comunicati stampa di propaganda ripresi dai media compiacenti. E anche il Comune dovrebbe smentire.

Perché delle due l'una: o hanno ragione Greco e Papotti o ha ragione Licandro. Non siamo nella situazione del gatto di Schrödinger, che sarebbe contemporaneamente mezzo vivo e mezzo morto. Basta prenderci in giro!

Quindi, anche per evitare di diffondere notizie false (siamo stati accusati, tra l'altro, anche di questo...), ci attendiamo, nelle prossime ore, da parte di Fondazione, Soprintendenza e Comune di Torino, una ferma smentita delle parole dell'assessore Licandro. 

Altrimenti, chi tace acconsente e ciò vorrebbe dire che la "mostra" di Catania sarebbe una "collezione permanente", vale a dire un altro museo egizio - realizzato coi reperti dell'Egizio di Torino.

domenica 5 marzo 2017


Dotti, medici e sapienti a Torino.

Mentre a Torino il solito giro di dotti, medici e sapienti che fa girare la città guarda i cittadini dall'alto in basso con la sua solita sufficienza e disprezzo, a Catania un gruppo di donne e uomini liberi ha ben inquadrato quella che è la valenza dell'operazione.

sabato 4 marzo 2017

Emergono le vere ragioni dell'affaire Museo Egizio a Catania

In seguito all'incontro in V Commissione di ieri possiamo stilare un primo bilancio dell'azione del Comitato e precisare alcuni elementi importanti.

Il Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile, reso credibile dal successo della petizione (al momento quasi 11.000 firme) e malgrado la censura operata dai media più importanti, ha ottenuto i primi risultati.

1. Il 21 febbraio scorso la Fondazione Museo delle Antichità Egizie è stata costretta a diffondere un comunicato per smentire alcune notizie e affermazioni delle autorità amministrative di Catania apparse sui mezzi di informazione. Ci sfugge come sia possibile che tanti giornali inventino le stesse notizie, ma tant'è. 

La Fondazione ha precisato dunque quanto segue. 

- Ad oggi non è stato firmato alcun accordo tra la Fondazione stessa e la Città di Catania. 
Si ammette pertanto che ciò che veniva dato per sicuro e definitivo il 31 gennaio scorso, non lo era, si trattava di notizie false.
Citiamo, ad esempio
l'ANSA: «Il Museo Egizio di Torino avrà una sezione a Catania»
"La Sicilia"(11.10.2016): «Museo Egizio a Catania entro il 2017»
"Mobilita Catania"(29.11.2016): «È ufficiale: ad aprile 2017 aprirà a Catania una sede distaccata del prestigioso Museo Egizio di Torino»;
e l'articolo "Il Museo egizio sbarca a Catania: firmato l'accordo con Torino" pubblicato da "La Repubblica-Palermo"(31.1.2017): «Il Museo Egizio di Torino avrà un sede a Catania: ieri è stato firmato l'accordo nel capoluogo piemontese. [...] per sottoscrivere l'accordo quadro finalizzato alla realizzazione di un progetto culturale per l'apertura di una sezione egizia nella città etnea».

- Nel caso di perfezionamento dell'accordo, il trasferimento non supererebbe i 300 pezzi. 
Quindi la Fondazione smentisce anche gli articoli che hanno accennato a numeri più rilevanti. 
Fra questi citiamo: 
"Meridionews"(26.11.2016): «All'interno dell'edificio la giunta promette che troveranno posto i reperti tirati fuori dagli archivi del museo piemontese [...] Sul piano scientifico abbiamo individuato cosa si esporrà: circa tremila pezzi, sono tantissimi». [...]«Ci siamo - garantisce l'assessore - Ci siamo. Se ne parla nel 2017. [...]»; 
ed anche "Catania Today"(15.2.2016): «A Torino non c'è posto: Catania ospiterà la 'succursale' del Museo Egizio con 17mila reperti - È l'ambiziosa idea dell'amministrazione comunale resa nota dopo un accordo siglato con la direzione dell'istituto piemontese, da anni alle prese con il problema della mancanza di spazi espositivi per i preziosi reperti archeologici».

2. Il 3 marzo il direttore del Museo Egizio, durante un'audizione in Comune a Torino, ha dovuto ulteriormente precisare che i prestiti sarebbero limitati a un periodo di cinque anni (rinnovabili).
Non corrisponderebbe dunque al vero quanto apparso su 
"La Stampa"(1.2.2017): «Inizialmente si parla di una collaborazione decennale»
né quanto riportato da altri mezzi di informazione, come
«Catania, oplà: ecco il Museo egizio. Tutto pronto per l’inaugurazione» (Now in Sicily, 15.2.2016)
«Una filiale del Museo Egizio di Torino a Catania» (Artribune, 15.2.2016); 
«La proposta di una sede distaccata sotto l’Etna, entusiasma tutti [...] L’annuncio su Rai1 è stato dato dalla presidente della Fondazione di Torino, Evelin Christillin» (Leggimionline, 16.2.2016); 
«Museo Egizio a Catania: pieno appoggio di Franceschini» (Catania Notizie, 25.2.2016); 
«La sede catanese del Museo egizio di Torino» (Meridionews, 2.3.2016); 
«Torino, firmato l'accordo: il Museo Egizio avrà una succursale a Catania con i suoi reperti» (La Repubblica, 31.1.2017); 
«Il Museo Egizio di Torino aprirà una sede distaccata a Catania» (Radio Taormina, 2.2.2017) e diversi altri ancora. 
Infatti è noto a tutti che un allestimento di cinque anni non può essere definito "filiale", "sede distaccata", "succursale" o "museo".

3. Durante la medesima audizione del 3 marzo il Comune di Torino, attraverso l'assessore León, ha dichiarato pieno e incondizionato appoggio a qualsiasi azione della Fondazione che gestisce il Museo Egizio, manifestando il suo parere favorevole, in continuità con l'amministrazione precedente.
La prima richiesta avanzata dal Comitato alla sindaca e all'assessore, affinché il Comune prendesse posizione, risale allo scorso 10 febbraio. Per un mese le legittime richieste dei cittadini non hanno avuto risposta; ora si è riusciti a capire come la pensano. Anche questa è un'altra piccola vittoria.

4. Il 28 febbraio il Comitato ha presentato formale richiesta presso la Soprintendenza per avere accesso agli atti relativi al regolamento sui diritti d’uso sui beni mobili ed immobili conferiti dal Ministero alla Fondazione e le dichiarazioni di interesse culturale sulla collezione archeologica.

5. Il 2 marzo il Comitato ha ricevuto una diffida legale da parte della Fondazione che intima, tra l'altro, a cessare la petizione e a modificare il proprio nome eliminando i termini "Museo Egizio"!
In tale documento viene affermato esplicitamente il motivo di tale operazione di trasferimento di reperti da Torino a Catania: «Le motivazioni  [...] non dipendono certo dalla mancanza di spazi espositivi nel territorio piemontese bensì dalla volontà di radicare le collezioni del Museo Egizio su tutto il territorio italiano».
Tutto ciò si potrebbe interpretare come un primo passo verso una redistribuzione della collezione che trova sede nel Museo Egizio di Torino in diverse sedi in tutta Italia e un pericoloso precedente che potrebbe venire seguito da altre istituzioni culturali piemontesi, portando a un progressivo depauperamento del patrimonio del nostro territorio.
Si aggiunge inoltre che la scelta ricadrebbe propro sulla Sicilia «quale area che più ha dialogato con la sponda sud del Mediterraneo». Seguendo questa stessa strana logica, Torino potrebbe allora ambire a condividere parte del Louvre.

6. I mezzi di informazione hanno anche scritto che il giorno della stipula dell'accordo definitivo tra la Fondazione e il Comune di Catania sarebbe il prossimo 10 marzo. 
Sollecitati apertamente durante la Commissione del 2 marzo a fornire spiegazioni riguardo a questo appuntamento, gli interessati non hanno risposto.

Il "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile" ha già ribadito la propria contrarietà al trasferimento di reperti del Museo Egizio se non dietro garanzie esaurienti che i prestiti, in quanto tali, avverranno esclusivamente per mostre itineranti i cui termini siano chiaramente specificati e correttamente comunicati ai cittadini.

Ancora un grazie di cuore a quanti sostengono questa battaglia.

La maggioranza al Comune "risponde" al Comitato ed è obbligata a chiarire la sua posizione

Non vogliamo prestarci alle strumentalizzazioni politiche, ma visto che il Comune sulla questione dell'Egizio a Catania ha taciuto fino a ieri e che, al riguardo, non risponde nemmeno alle lettere del Comitato, alle preoccupazioni e alle sollecitazioni dei cittadini, ci si vede obbligati ad affidarsi alle informazioni che provengono dal web e che filtrano sui media. Così poi, magari, ci accusano di diffondere notizie imprecise. 
Quella che segue, invece è una notizia assai precisa. Puntuale.

Ieri, 3 Marzo 2017, la maggioranza in Comune (che si identifica con gli eletti del Movimento 5 Stelle, esssendo un monocolore) ha rilasciato un comunicato dalla propria pagina Facebook di appoggio entusiasta all'operazione. Tutto il comunicato è un panegirico del Museo e un peana (anche  poco dignitoso) al direttore della Fondazione - che avrà anche i suoi meriti, ma che dal comunicato ne esce come una figura a metà tra Alessandro Magno e Napoleone. O Ramses II, visto che di parla di Egitto. Lasciamo ai lettori ogni considerazione;  soltanto vorremmo precisare una paio di punti - che ci sembrano significativi e, magari, anche gravi. 

Ci sembra grave la logica sottesa all'operazione, seconda la quale il Museo sarebbe un "bene nazionale" (= italiano, statale), come a dire non dei Torinesi e non dei Piemontesi in primis, parte importante della loro identità e quindi indivisibile da Torino. Lo stato italiano ne potrebbe, quindi, disporre a piacimento, come e quando crede. Come fosse un soprammobile. Perciò, mentre il Comune non è in grado di farsi dare dallo stato la stessa cifra già ottenuta da Catania (2,6 milioni), pretenderebbe che lo stato possa gestire unilateralmente la memoria storica dei Torinesi

Interessante e significativo è il passo in cui si afferma che "il Gruppo Consiliare M5S, sostiene, insieme alla giunta, la politica perseguita dalla Fondazione Egizio".
Ancora. "Commenta il capogruppo M5S Alberto Unia: il Museo Egizio non si deve fermare, l'appoggio al direttore Greco è totale".

E bravi. Posizione legittima, anche se non molto in linea con quelle che erano le promesse e il programma elettorali in tema di cultura e, più in generale, di rapporti coi cittadini e di gestione della città (ma a ciò l'Amministrazione e la maggioranza non sono nuovi: si pensi alla Westinghouse, allo zoo, alla Cavallerizza, ai supermercati...).

Il comunicato, che riesce a fare peggio dei giornali (che, almeno, hanno citato il Comitato), ha quindi il pregio di fare chiarezza.

Una terribile chiarezza. Tutto si tiene.

venerdì 3 marzo 2017

Giro di inchini e riverenze in Comune. Tutto come previsto: un incontro inutile e fuorviante

COMUNICATO STAMPA

Torino, 3 Marzo 2016 - La dirigenza del Museo Egizio e della Soprintendenza sono state audite stamattina, venerdì 3 marzo 2017, in Comune a Torino in V Commissione e, pur non avendo fornito risposte soddisfacenti al "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile", hanno tuttavia contribuito a chiarire alcune posizioni.

Da alcuni mesi sugli organi di informazione, in particolare su quelli siciliani, sono state pubblicate notizie riguardanti l’apertura di una succursale del Museo Egizio a Catania con un numero rilevante di reperti in imminente partenza da Torino, mascherata da "prestito trentennale" e preceduta da una mostra temporanea di circa 300 pezzi, notizie che in passato il Museo Egizio di Torino non ha mai smentito.

Stamattina il Museo e la Soprintendenza hanno assicurato che i prestiti sarebbero limitati a un periodo di cinque anni (rinnovabili), in aperta contraddizione - però - con quanto afferma l'amministrazione di Catania, che continua a parlare di "succursale" del Museo Egizio, cosa che presupporrebbe, però, un trasferimento definitivo.
Alle domande di chiarimenti poste in Commissione dal Comitato non sono state date risposte precise, come non si è risposto alla richiesta di motivare la scelta di Catania piuttosto che di altra località.

È stato inoltre chiarificatore l'intervento dell'assessore León che, in rappresentanza del Comune, ha dichiarato pieno e incondizionato appoggio a qualsiasi azione della Fondazione che gestisce il Museo Egizio.

La giunta comunale di Torino, pertanto, è favorevole alla creazione di una succursale del Museo Egizio a Catania, in continuità, quindi, con l'amministrazione precedente.

In Commissione il "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile" non ha avuto diritto di replica, che è pertanto affidata al presente comunicato.

Il "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile", pur essendo venuto finalmente a conoscenza della posizione della Giunta comunale di Torino, si dichiara quindi insoddisfatto delle risposte avute oggi, e ribadisce la propria contrarietà al trasferimento di reperti del Museo Egizio, se non dietro garanzie esaurienti che i prestiti, in quanto tali, avverranno esclusivamente per mostre itineranti i cui termini siano chiaramente specificati e correttamente comunicati ai cittadini. 

giovedì 2 marzo 2017

Aumenta lo spazio e diminuiscono i reperti. Il museo non è un luna park

Quando il Museo Egizio di Torino divideva i suoi spazi con la Galleria Sabauda i pezzi esposti erano circa 7mila. Ora, "sfrattata" la Sabauda, dispone del doppio di spazio e i reperti esposti si sono ridotti alla metà. Nei magazzini ci sono quindi migliaia di reperti catalogati, restaurati e a disposizione degli studiosi (si veda la clamorosa scoperta che ha portato al ritrovamento dei frammenti mancanti del "Papiro Reale")ora serbatoio per mostre itineranti, rotazioni... o cessioni - a seconda di come tira il vento. Chi ne dispone? Chi verrà giudicato dalla storia per disperdere collezioni secolari?

Insomma: più diminuiscono i pezzi esposti e più aumentano quelli che potrebbero essere "valorizzati", con la mentalità da cash and carry che è alla base della brutta faccenda di queste settimane.
Tutto ciò è voluto?

Sembra che la logica che ha condotto all'attuale situazione sia la solita spettacolarizzazione a buon mercato della "cultura" che ha imperato a Torino negli ultimi 25 anni e che risolve tutto nel solito, ultaracostoso, "allestimento" che piace alla gente che piace.

Un'interpellanza in Comune

Vista l'inerzia dell'Amministrazione comunale sull'affaire Museo Egizio, due giorni fa, il 28 Febbraio, il consigliere Fabrizio Ricca ha depositato un'interpellanza in Consiglio comunale per chiedere lumi al Sindaco e all'Assessore competente.

In particolare si chiede di spiegare alcuni punti fondamentali - che l'Amministrazione non si è ancora sentita in dovere di esporre ai Torinesi:

se il Comune è a conoscenza dell'operazione nei suoi dettagli;
se il Comune condivide l'operazione;
quali sono i tempi, i metodi e l'entità del trasferimento;
quali sono i benefici per la Città di Torino derivanti da tale operazione;
qual é l'indirizzo che si intende seguire in materia di tutela del patrimonio storico e museale della città.

Mentre la petizione on-line viaggia spedita verso le 8mila firme (in una settimana!) e i Torinesi sono sempre più increduli e allarmati, aspettiamo tutti con ansia una risposta a questi scottanti quesiti.

mercoledì 1 marzo 2017

Soltanto custodi, ma non padroni

I soggetti coinvolti nell'operazione "scippo", Ministero e Fondazione in primis,  non possono affatto gestire come meglio credono i reperti del Museo Egizio di Torino, essendone soltanto i custodi - ma non i padroni.

Poiché nutriamo molti dubbi su tutta la faccenda, che ci sembra poco chiara e gestita in modo molto opaco, il giorno 25 Febbraio il Comitato ha rivolto formale richiesta di accesso agli atti alla Soprintendenza per aver copia del conferimento dei reperti dal Ministero alla Fondazione, nonché  le dichiarazioni di interesse culturale sulla collezione archeologica.

Così, tanto per vederci un po' più chiaro sulla questione e se, come e in quali termini la Fondazione abbia effettivamente la disponibilità dei pezzi dell'Egizio.

Ora la Soprintendenza ha 30 giorni per rispondere: staremo a vedere.

* * *

Spett.le Soprintendenza Archeologia Belle Arti  e Paesaggio 
per la Città Metropolitana di Torino
Piazza San Giovanni 2, 10122 Torino

PEC: mbac-sabap-to@mailcert.beniculturali.it

ISTANZA DI ACCESSO FORMALE AGLI ATTI AMMINISTRATIVI
AI SENSI DELLA L. 241/90 E DEL D.P.R. 184/2006

OGGETTO: Comitato Museo Egizio Patrimonio Inalienabile/ Soprintendenza Archeologia Belle Arti  e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino

Spett.le Soprintendenza,

In qualità di professionista incaricato del "Comitato Museo Egizio Patrimonio Inalienabile" elettivamente domiciliato presso il mio studio di Pianezza – Città metropolitana di Torino, in via San Gabriele, 16 con la presente rivolge formale 

ISTANZA DI ACCESSO AGLI ATTI E RICHIESTA COPIE

dei seguenti documenti:
1) Il regolamento sui diritti d’uso sui beni mobili ed immobili conferiti (con apporti successivi) dal Ministero alla Fondazione, con particolare riguardo alla collezione archeologica
2) La/le dichiarazione/i di interesse culturale sulla collezione archeologica ai sensi D.Lgs.42/2004. 

[...]

Avv. Fabrizio NUCERA GIAMPAOLO