giovedì 2 marzo 2017

Aumenta lo spazio e diminuiscono i reperti. Il museo non è un luna park

Quando il Museo Egizio di Torino divideva i suoi spazi con la Galleria Sabauda i pezzi esposti erano circa 7mila. Ora, "sfrattata" la Sabauda, dispone del doppio di spazio e i reperti esposti si sono ridotti alla metà. Nei magazzini ci sono quindi migliaia di reperti catalogati, restaurati e a disposizione degli studiosi (si veda la clamorosa scoperta che ha portato al ritrovamento dei frammenti mancanti del "Papiro Reale")ora serbatoio per mostre itineranti, rotazioni... o cessioni - a seconda di come tira il vento. Chi ne dispone? Chi verrà giudicato dalla storia per disperdere collezioni secolari?

Insomma: più diminuiscono i pezzi esposti e più aumentano quelli che potrebbero essere "valorizzati", con la mentalità da cash and carry che è alla base della brutta faccenda di queste settimane.
Tutto ciò è voluto?

Sembra che la logica che ha condotto all'attuale situazione sia la solita spettacolarizzazione a buon mercato della "cultura" che ha imperato a Torino negli ultimi 25 anni e che risolve tutto nel solito, ultaracostoso, "allestimento" che piace alla gente che piace.