mercoledì 22 febbraio 2017

COMUNICATO STAMPA - In risposta al comunicato del Museo Egizio e ai fake

CATANIA CONFERMA UN TRASFERIMENTO DEFINITIVO DI PARTE DELL'EGIZIO. 
LA SITUAZIONE È SEMPRE MENO CHIARA.

La Fondazione Museo delle antichità egizie di Torino ha replicato alle proteste dei cittadini per la ventilata mutilazione della collezione con un comunicato che, con stizza e una certa supponenza, afferma di specificare “ovvietà”. “Ovvietà” forse per coloro che si comportano come fossero i padroni della storia di Torino, per nulla per i Torinesi che erano all'oscuro dell'operazione e che oggi, di certo, si rallegrano di venire a conoscenza di qualche velata informazione in più.
Necessarie, peraltro, alcune precisazioni, che ci auguriamo gli organi di stampa presentino con il medesimo risalto.

Se le notizie circolanti sono definite “imprecise” è perché la comunicazione del Museo e delle istituzioni è carente e opaca. Gli organi di informazione infatti, hanno riferito che i reperti in via di trasferimento sarebbero 300, 3.000, 17.000. Non possiamo che rallegrarci ulteriormente per il fatto che il nostro intervento sia già servito: la Fondazione scrive che saranno in numero «non ... superiore ai 300 pezzi»... ma per iniziare. Notizie più precise sembrano invece arrivare da un quotidiano on line, in cui l’assessore catanese Licandro dichiara: "Confermo che, dopo l'accordo quadro definito a Torino il 31 gennaio scorso, le avvocature e gli uffici tecnici della Fondazione, della Soprintendenza e del nostro Comune stanno lavorando alla definizione dell'accordo conclusivo, che sarà sottoscritto in tempi brevi, per l'apertura a Catania di una sezione del Museo Egizio". Lo stesso assessore ha aggiunto che la notizia dell'accordo quadro è stata diffusa proprio dal Museo e ha anticipato che prima dell'esposizione permanente il Convento dei Crociferi ospiterà una mostra con circa trecento pezzi. Quindi parrebbero 300 reperti solo per iniziare, poi sembra si procederà al trasferimento di intere collezioni…

─ Da Torino si dichiara che l’accordo non è ancora stato firmato, mentre i media a Catania sembrano sostenere il contrario, cioè l’apertura di una succursale del Museo Egizio. 
Come al solito non c’è chiarezza di informazione e si tenta di depistare i cittadini mettendoli di fronte al fatto compiuto.

─ La città di Catania è un ente in bancarotta, non in grado di gestire nemmeno l'attività ordinaria. Come si fa a pensare di affidargli parte del Museo Egizio? Perché questa scelta? Si sta cercando di allestire un museo permanente in una città dissestata, non in grado di fornire sufficienti garanzie, che però da questa operazione ha già incassato 2,6 milioni di euro nell'ambito del “Patto per Catania”. Di certo i comuni di Leiden, Karlsruhe e San Pietroburgo, dove sono in corso mostre itineranti con materiale del Museo Egizio, possono offrire garanzie superiori. In ogni caso non ci risulta sia stato loro concesso un prestito trentennale: una cosa mai vista prima.

–– È oltremodo desolante constatare come i Torinesi vengano espropriati delle proprie testimonianze storiche, artistiche e identitarie e come «lo Stato Italiano, proprietario del bene» conceda loro il semplice usufrutto. Ciò significa che se in futuro il "proprietario" decidesse di trasferire l'intero Museo Egizio altrove, si sentirebbe completamente autorizzato. Noi cittadini, come sempre, dovremmo soltanto tacere. Intollerabile inoltre la protervia dell'assessore catanese Orazio Licandro: «Il patrimonio del Museo Egizio è dello Stato, per questo c'è il ministro che dice sì o no ... sarà il ministero a mandare avanti questa operazione». Come dire: ci pensiamo noi che siamo i padroni, i Torinesi non sono parte in causa.

Il comunicato, inoltre, non spende una parola sulla risibile scusa che a Torino non ci sarebbe lo spazio per esporre i reperti. Ci si domanda perché avanzare un pretesto tanto insostenibile se tutta la questione non fosse poco chiara.

─ Che si tratti di una cessione definitiva, vale a dire l’apertura di un vero e proprio museo a Catania e non di una mostra temporanea, ce lo confermano indirettamente i comunicati, laddove si distingue chiaramente tra questa operazione e le "mostre temporanee" già realizzate.

Rimane comunque fermo, in ogni caso, il principio della non trasferibilità dei pezzi, a prescindere dal numero. Appare quindi puerile, inaccettabile e indifendibile la linea adottata dal Museo in un comunicato, che cerca di sminuire la gravità dell'operazione tentando di sviare l'attenzione sul numero dei reperti sottratti. 

Il "Comitato Museo Egizio patrimonio inalienabile" va avanti, soprattutto per informare correttamente i cittadini ─ tenuti all'oscuro degli accordi intercorsi nelle segrete stanze. 
La collezione dell'Egizio, che ha contribuito a rendere Torino celebre nel mondo, fa parte integrante dell’identità e della storia cittadina e, in quanto tale, è un bene indisponibile, indivisibile e inalienabile, che non può venire separato da Torino nemmeno in parte.